Storia dei gioielli ai tempi dell’antica Grecia

Anche prima dell’arrivo della metallurgia, la Grecia ed i territori circostanti producevano un flusso costante di semplici oggetti in pietra, argilla ed ossa decorate. Dopo l’arrivo del bronzo, i greci iniziarono a creare disegni sempre più complessi per riflettere e rappresentare la ricchezza ed il potere della nobiltà greca. I gioielli erano visti come simboli di potere, status, scaramanzia e religione. Anche se gli artigiani orafi greci ereditarono probabilmente le loro tecniche dall’Egitto e dalla Mesopotamia, sono riusciti a sviluppare e mantenere un proprio stile che rimase invariato nei secoli successivi.

Lo sviluppo della grande civiltà micenea greca, ha portato la prima grande ascesa nell’utilizzo dei gioielli. L’oro divenne la materia prima decorativa primaria anche se furono utilizzati anche metalli come argento, piombo, bronzo e varie leghe. Durante il periodo dei secoli bui l’arte e la tecnologia nell’intera società greca rischiò l’estinzione ma vide alla luce una nuova rinascita quando sbocciò quella che venne successivamente definita l’età dorata dove la tecnica e la tecnologia furono elevate ad un livello superiore. Fu allora che vennero utilizzati gli stampi che consentirono la lavorazione di finissime lamine d’oro. Le gemme più popolari erano le ametiste, perle, calcedonio, corniola, granato e smeraldi.

Il periodo ellenico di Alessandro Magno portò un afflusso di gioielli e pietre preziose orientali ma la caduta della Grecia sotto il controllo dell’Impero romano nel secondo secolo a.c. portò cambiamenti drastici agli stili dei gioielli. Fu successivamente sotto la spinta del cristianesimo che si assistette alla rinascita del loro stile che si estinse nuovamente quando la Grecia fu conquistata dalla Turchia perché a causa di divergente sostanziali, molte opere d’arte rappresentative vennero fuse per creare dei nuovi oggetti con un diverso stile.

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